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Originariamente basato sulla F430 Challenge, la F430 GT3 è un’auto da corsa specializzata sviluppata nel 2006 per il campionato europeo FIA GT3 e altri campionati GT nazionali come British GT e FFSA GT. È meccanicamente simile alla F430 Challenge ma ha un’aerodinamica meglio sviluppata e più potenza.
L’auto utilizza lo stesso motore V8 da 4,3 L, messo a punto per produrre 550 CV (410 kW; 558 CV), rendendo la GT3 più potente della sua controparte GT2. Tuttavia, a causa delle normative GT3 che stabiliscono che l’auto deve avere un rapporto peso / potenza di circa 2,6 kg / CV, l’auto pesa 1.219 kg (2.687 libbre) in assetto di gara (guidatore e carburante esclusi), [30] che è circa 119 kg (262 lb) in più rispetto alla vettura specifica GT2. Nonostante la maggiore potenza, è significativamente più lento rispetto alla versione GT2; ad esempio, nella gara di endurance della 24 Ore Spa del 2007, in cui sono stati immessi entrambi i modelli, il miglior tempo di qualifica dei veicoli con specifiche GT3 è stato di circa 8 secondi più lento per giro rispetto a quello fissato dal veicolo con specifiche GT2.
Alessandro Nannini
Quando si parla di Nannini, specialmente a Siena, non si può non accennare altri due membri di questa famiglia unica e famosa in tutta Italia. Il padre di Alessandro infatti, Danilo (1921-2007), è stato un noto e stimato imprenditore locale, molto conosciuto nel campo dell’industria dolciaria, nel mondo del calcio e del Palio di Siena (fu più volte Priore della Contrada della Civetta). Per ben 18 anni, Danilo ha ricoperto la carica di Presidente del Siena Calcio, squadra che negli anni 2000 raggiunse anche lo storico traguardo della Serie A. Per gli amanti della musica invece, Alessandro può vantare di avere una sorella davvero rock come Gianna Nannini. La cantautrice, in attività dal 1974, è una delle voci più amate della musica italiana.
Gianna nasce nel 1954, cinque anni prima di Alessandro, il quale viene al mondo il 7 luglio 1959. L’avvicinamento al campo delle quattro ruote avviene negli anni ’70, quando inizia la sua esperienza nei campionati rally. Le cose cambiano però nel 1980, quando Nannini passa alla categoria delle ruote scoperte debuttando nell’appena costituita Formula Fiat Abarth. In questo campionato manca il successo al primo anno, ma bissa la vittoria al secondo tentativo nel 1981. E proprio grazie a questo primo posto assoluto, la carriera di Alessandro subisce un altro gradito cambio di direzione.
Dopo tre stagioni passate a combattere in Formula 2, la Gian Carlo Minardi promuove Nannini in “prima squadra”, facendo debuttare il toscano per la stagione 1986. Il sogno di poter correre nella massima serie automobilistica finalmente si realizza, ma l’entusiasmo rischia seriamente di svanire. Nannini infatti, pur facendosi notare per le sue doti da pilota promettente, è spesso vittima dell’inaffidabilità del motore turbo che lo lascia a piedi in parecchie occasioni. In un estratto dell’intervista rilasciata al sito della Minardi, Nannini afferma:
“Purtroppo sono state due stagioni difficili (Nannini correrà per il team di Faenza anche nel 1987), caratterizzate da costanti problemi al propulsore, che era il nostro “tallone d’Achille”. Peccato per l’affidabilità e per i ritiri, anche perché il telaio era davvero molto buono, ed il motore era progettato da un ingegnere che ho sempre considerato un genio, indipendentemente dai risultati ottenuti. In Minardi ho trascorso anni bellissimi, i più belli della mia carriera in Formula 1, anche perché ho avuto il piacere di confrontarmi con un grande pilota come Andrea De Cesaris. E’ stata una grande fortuna aver corso per il team di Gian Carlo, un uomo che ha sempre amato questo sport e che ha avuto il merito, da manager, di scoprire e lanciare i migliori piloti degli ultimi anni”.
Nonostante le grandi difficoltà riscontrate in Minardi (dove ottiene come miglior risultato un 11° posto nel 1987 ad Estoril), il talento e le qualità di Nannini vengono comunque a galla. Ad accorgersi per primo delle potenzialità del pilota toscano è un altro team italiano, più competitivo della Minardi: la Benetton. E così, nel 1988, Alessandro passa alla corte di Luciano Benetton nel ruolo di seconda guida, affiancato da un pilota più esperto come il belga Thierry Boutsen. Dopo un ritiro collezionato nel primo appuntamento del campionato in Brasile, Nannini si rifà ad Imola dove, con un sesto posto finale, accumula i suoi primi punti iridati. Nonostante il tormento di altri ritiri, il senese chiude a punti anche in Francia ed in Giappone, cogliendo anche il suo primo giro veloce in Germania. In altre due occasioni arriva invece la gioia del podio. In entrambi i casi si tratta di un piazzamento al terzo posto, il primo dei quali avviene nel Gran Premio di Gran Bretagna, disputatosi sotto una fastidiosa pioggia. Nel secondo caso invece, Nannini sale sul gradino più basso del podio in Spagna.
Nel 1989, anche grazie al passaggio di Boutsen alla Williams, Nannini diventa la prima guida della Benetton a fianco di Johnny Herbert. L’inglese, non ancora al meglio della condizione fisica in seguito ad un bruttissimo incidente avvenuto l’anno precedente, viene poi sostituito a metà stagione dall’italiano Emanuele Pirro. Dal canto suo Alessandro, disponendo di una vettura più competitiva rispetto al 1988, ha la possibilità di puntare ancora più in alto. Nella prima metà della stagione infatti, oltre a vari risultati positivi, ottiene due terzi posti ad Imola e ancora una volta in Gran Bretagna. Nelle ultime due gare del campionato poi, Nannini chiude in grande bellezza. Nel Gran Premio del Giappone, decisivo per l’assegnazione del titolo mondiale tra i due contendenti Prost e Senna, Nannini è protagonista di una gara superlativa. Grazie al famoso contatto tra i due rivali della McLaren, Alessandro passa addirittura al comando. Mentre Prost è costretto al ritiro, Senna riprende la corsa e sostituisce l’ala anteriore danneggiata. Al rientro in pista, il brasiliano recupera terreno su Nannini, superandolo e vincendo la gara. Dopo il taglio del traguardo succede però qualcosa. Senna infatti viene squalificato dalla classifica finale, reo di tratto vantaggio dalla spinta dei commissari di gara e di aver percorso la via di fuga senza percorrere la chicane teatro del contatto con il compagno Prost. Con l’esclusione di Senna, Alain Prost diventa matematicamente campione del mondo 1989, mentre Alessandro Nannini viene dichiarato vincitore del gran premio. Il primo posto ottenuto dal toscano, anche se a tavolino, è il coronamento di tanti sacrifici e di tante buone prestazioni, culminate con la performance straordinaria di Suzuka. L’exploit nipponico coincide anche con l’unica vittoria di Nannini in Formula 1. Nella gara seguente in Australia, che chiude la stagione 1989, Alessandro coglie uno strepitoso secondo posto. Con quattro podi ottenuti, il pilota della Benetton chiude il mondiale al 6° posto, a quota 32 punti. Di fatto, è la miglior stagione della sua carriera.
Al termine di una stagione memorabile, la Benetton conferma Nannini anche per il 1990. La stessa decisione non viene presa nei confronti del compagno di squadra Pirro, che è costretto a cedere il volante ad un pluri-campione del mondo come Nelson Piquet. Il brasiliano, ormai a fine carriera, approda così alla Benetton insieme alla sua enorme esperienza accumulata in Formula 1. Nella già citata intervista per Minardi, Nannini definisce Piquet come “l’avversario più tosto. Non si vincono tre titoli mondiali a caso -aggiunge- da lui ho imparato molto nella messa a punto della vettura”. Il confronto tra i due alla fine si rivela molto regolare ed alla pari, con i due piloti che stringono anche una bella amicizia. In un ambiente molto sereno all’interno del team, Nannini si mette nelle condizioni di poter puntare ancora al podio. L’obiettivo viene puntualmente raggiunto, e per ben tre volte. Arriva terzo ad Imola, addirittura secondo in Germania e ancora una volta terzo in Spagna. In quest’ultimo periodo la carriera di Nannini sembra spiccare il volo anche in previsione del 1991, quando è la Ferrari a farsi avanti per aggiudicarselo in vista della stagione successiva. Da Maranello viene recapitata a Nannini una bozza di contratto, che però il toscano rifiuta clamorosamente, suscitando stupore in tutto il circus. Ancora oggi restano poco chiare le motivazioni della scelta, anche se l’ipotesi più plausibile resta quella delle condizioni contrattuali non soddisfacenti per lo stesso toscano.
Ad ogni modo l’approdo in Ferrari non si verificherà mai per due precise ragioni. Il “Cavallino” punterà infatti sulla rivelazione Jean Alesi, anche perché la carriera e la vita di Nannini subiscono una brusca svolta il 12 ottobre 1990.
Mentre pilota il suo elicottero sopra la tenuta di proprietà della famiglia, qualcosa va storto nelle fasi atterraggio. Nannini viene sbalzato fuori dall’abitacolo, e nell’incidente perde l’avambraccio destro, brutalmente tranciato da una delle pale dell’elicottero. Alessandro viene immediatamente ricoverato in ospedale dove, grazie ad un delicato e complicato intervento chirurgico coordinato dall’equipe medica del professor Bufalini, gli viene reimpiantato l’arto. A causa di questo orribile infortunio, e della lunga riabilitazione, il toscano è costretto a saltare gli appuntamenti finali in Giappone ed Australia, ma non solo.
Pur avendo recuperato alcune funzionalità di base del braccio, altre resteranno per sempre compromesse. Nonostante alcuni voci di corridoio che lo volevano di nuovo partecipante ad un campionato di Formula 1, l’incidente segna di fatto la fine della carriera di Alessandro Nannini nella massima serie.
Riuscirà comunque a salire su una monoposto in alcune occasioni, come quella in cui provò con grande emozione la Ferrari di Alesi nel 1992, oppure la più recente nel 2012, guidando una Larrousse per festeggiare i 50 anni dell’autodromo di Suzuka.Terminata definitivamente l’esperienza in Formula 1 (con 9 podi, 1 vittoria e 2 giri veloci in 76 gran premi disputati), Nannini non lascia il mondo dei motori. Nel 1992 partecipa al campionato italiano Turismo con l’Alfa Romeo, vincendo quattro gare. L’anno seguente passa alla DTM tedesca, gareggiando fino al 1996 e vincendo in ben tredici occasioni. Nel 1997 passa infine al campionato FIA GT, ma al termine della stagione matura la decisione di ritirarsi definitivamente dalle corse.
Dal 1998 ad oggi, Nannini si è occupato (e si occupa ancora) dell’azienda dolciaria di famiglia a Siena, diventando inoltre consigliere per le relazioni economiche della Fondazione Italia USA. Nelle sue apparizioni televisive, il senese ha sempre mantenuto il suo sorriso e la sua simpatia tipicamente toscana che lo contraddistinguevano anche nel paddock. Di recente, il canale satellitare Sky Sport F1 lo ha inserito nella sua rubrica “I signori della Formula 1”, nella quale Nannini raccontava alcuni episodi della sua carriera.